Il cielo sopra Berlino, i miei appunti

Spesso durante un tour qualcuno mi chiede se ho visto il film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders.

Come sempre in queste occasioni annuisco, però tengo a precisare che non ricordo molti dettagli del film. Svesto allora i panni della guida turistica e spiego che la mia memoria per i film è piuttosto labile. Forse ne divoro troppi.

Ad ogni modo, nasce forse così l’idea di quest’articolo: mettere virtualmente nero su bianco i miei appunti e le mie considerazioni sul film, stimolando la mia memoria e, speriamo, la vostra curiosità.

Il cielo sopra berlino

Wim Wenders, il regista de Il cielo sopra Berlino

Sulla vita del pluripremiato regista (ma anche artista e fotografo) Wim Wenders si trovano oramai articoli, interviste, saggi in tutte le lingue.

Nasce nel 1945 Wim Wenders a Düsseldorf. Cresce in una famiglia molto cattolica, al punto da credere che la sua strada sia quella del sacerdozio.

Il piano divino viene intralciato dall’interesse per la musica, precisamente dalla scoperta del rock’n’roll. Intoppo a lieto fine se consideriamo che Wenders girerà nel 2018 un documentario su Papa Francesco, lodandolo come una star del rock.

Prima di intraprendere gli studi cinematografici, si cimenta con l’arte, lavorando brevemente persino per l’incisore Johnny Firedländer a Parigi.

Allo stesso tempo, come Wenders stesso ammetterà, si godrà centinaia di film. Studia cinema dal 1967 a Monaco e inizia così a realizzare la sua grande passione.

La filmografia di Wim Wenders è ricchissima di documentari, alcuni premiati come “Buena Vista Social Club”, “Das Salz der Erde”, e di film di vario genere, dal dramma di “Alice in den Städten” al fantasy poetico di “Der Himmel über Berlin” (Il cielo sopra Berlino).

Alla realizzazione di quest’ultimo ci arriva nel 1987, dopo un lungo soggiorno lavorativo negli Stati Uniti. “Atterra” a Berlino Ovest, vive a Kreuzberg, agli ultimi piani della Max-Taut-Haus in Oranienplatz, dove si dice abbia trovato l’ispirazione per il film, stimolata dalla vista spettacolare del terrazzo lassù.

Una scena del film Il cielo sopra Berlino

 

Il cielo sopra Berlino – La storia

La storia si svolge in una mitica Berlino ovest. Una città a tratti ancora ferita dalla guerra e a farne i conti con palazzi fatiscenti, a tratti malinconica e confinata dal Muro a vivere una realtà a sé, a tratti viva e in movimento, immersa in quei “selvaggi” anni ottanta, così ribelli e unici.

Degli angeli popolano (quasi) inosservati Berlino ovest e il suo cielo.

Spiano gli abitanti, origliano, ascoltano i loro pensieri e tentano di alleviarli dalle preoccupazioni.

Damiel (Bruno Ganz) è uno di questi, soprabito lungo e acconciatura mullet. Un giorno entra in un circo, vede la trapezista Marion (Solveig Dommartin) e se ne innamora.

Affascinato dalla ragazza e dalla vita terrena, desidera di diventare un essere umano, così da poter conoscere Marion di persona.

E diventerà un essere umano a Berlino ovest, grazie anche all’indiretta complicità di Peter Falk, nei panni di se stesso, ma pur sempre un po’ Tenente Colombo senza Cane.

Il muro di Berlino con graffiti

 

Il cielo sopra Berlino – La musica

Per tutta la durata del film la musica gioca un ruolo chiave e accompagna la scelta di girare il film talvolta in bianco e nero e talvolta a colori.

In bianco e nero vedono il mondo gli angeli. E quasi sempre la musica che accompagna le scene è armoniosa e soave.

Si riconoscono l’arpa e il violoncello. Il mondo a colori, quello degli esseri umani, è travolto invece da suoni stridenti, metallici, realizzati per lo più al sintetizzatore.

Dulcis in fundo i suoni si fanno musica, diventando i concerti di Nick Cave & the Bad Seeds nei locali fumosi di Berlino, dove Damiel e Marion alla fine si incontreranno.

Diverse scene del film girate a Berlino

 

Berlino Ovest e i luoghi del passato

127 minuti dura il film, un tempo giusto per lo svolgimento della storia, troppo poco perché si possa godere l’immagine di com’era Berlino ovest.

Ricordo che il film viene girato nel 1987, due anni dopo cadrà il Muro. Quel Muro che è quasi onnipresente nel film.

Forse perché molte scene sono girate a Kreuzberg. A parte il piacere di lasciarsi trasportare dall’immaginazione, il film è sicuramente una testimonianza importante dell’epoca passata.

Ci consegna luoghi che son cambiati radicalmente e altri che ancora resistono: la Potsdamer Platz desolata terra di nessuno, le rovine dell’Hotel Esplanade come locale per concerti, gli interni eleganti della Biblioteca Statale, la Tommy Haus e i suoi muri dipinti.

Come dipinto è un tratto del Muro e mostrato nel film. Non un tratto qualunque, ma quello della Waldemarstrasse, dipinto da Thierry Noir, poi invitato a dipingere i suoi faccioni colorati alla East Side Gallery, e Kiddy Citny.

In conclusione: un bel volo nel passato.

Peccato che nel film gli angeli volassero solo sopra il cielo di Berlino ovest. Chissà com’era la città dall’altra parte del Muro nel 1987.

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Berlino e il cinema

Il Currywurst de “Il cielo sopra Berlino”

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