Vita di una italiana a Berlino ovest negli anni del muro
LA BERLINO OVEST DI ANNA
Anna è un’amica e guida di grande esperienza, anche lei l’ho conosciuta durante un tour con le Trabant.
È arrivata a Berlino 45 anni fa, una generazione di migranti italiani di cui oggi non si parla mai mentre si punta sui nuovi migranti, quelli arrivati in questi anni di crisi economica.
Un peccato perché chi è arrivato a Berlino negli anni ’70 e ’80 ha davvero molto da raccontare e sono testimoni della Berlino ovest “leggendaria”, passaggio anche di artisti come David Bowie, Iggy Pop, Depeche Mode, fucina di avanguardie artistiche e sociali, sregolata e terreno di sperimentazioni.
Berlino ovest che con la caduta del Muro è finita nel dimenticatoio e tutto ciò si è spostato a Berlino est.
Tutt’ora chi viene in visita a Berlino gira quasi esclusivamente a Berlino est. Anna mi ha fatto scoprire Berlino ovest e animato la mia curiosità per un luogo pieno di storie e aneddoti.
UN’ITALIANA NELLA LEGGENDARIA BERLINO OVEST
Come mai sei venuta a Berlino nel 1971?
Sono venuta qua in vacanza, come vedi si è un prolungata.
Alla fine della scuola, non avevo voglia di passare l’estate sulle panchine di Spilimbergo. Sono venuta con una mia amica perché mio fratello lavorava qua.
In realtà volevamo andare a Londra ma all’epoca l’Inghilterra non ti dava il permesso di lavoro se non avevi compiuto 21 anni.
Mi avevano mandato tutte le carte per lavorare come ragazza alla pari ma io non avevo voglia di lavorare con i bambini o fare la lavapiatti e cose del genere.
Mio fratello era a Berlino dal 1970 e lavorava come lavapiatti al Wienerwald (una famosa catena di polli arrosto che poi ha chiuso negli anni ’80).
E così ho iniziato a lavorare nella filiale di Charlottenburg, si lavorava molto per quattro soldi e con questi dovevi pagare loro vitto e alloggio.
Un posto di sfruttamento e infatti tanti che lavoravano lì erano jugoslavi, italiani e anche tunisini che andavano a prendere dalle scuole alberghiere tunisine.
Comunque avevo 18 anni e andava bene lo stesso. Per me era l’occasione di venire qua e di vedere la città.
Perché sei rimasta?
Sono rimasta perché non avevo nessuna intenzione di tornare a Spilimbergo e nemmeno di ritornare a scuola, nel senso che mal sopportavo la disciplina. Il ’71 non era lontano dal ’68.
Quando ha chiuso il Wienerwald sono tornata a Spilimbergo, ma mi andava tutto molto stretto.
Da un paesino arrivi in una città che aveva il Muro intorno, praticamente qua era un’isola felice dove c’erano tutti i freak da tutto il mondo.
C’era una grande scena musicale. Poi siccome a Berlino ovest erano presenti gli alleati, c’erano tutti questi americani che avevano fatto il servizio militare e che poi si fermavano.
La maggior parte dei musicisti che hanno costituito la scena folk di Berlino erano tutti ex militari americani che poi si sono trovati ad essere hippies e a vivere nelle comuni di Kreuzberg.
Perché dici che Berlino ovest all’epoca del Muro era un’isola felice?
Qui si stava benissimo perché avevi un sacco di privilegi: quando lavoravi da dipendente il senato di Berlino ti dava la Berlin Zulage (una percentuale di soldi in più in busta paga), praticamente ti regalavano soldi per restare a Berlino ovest.
La deliquenza era minima perché dove andavi se rapinavi una banca, finivi comunque contro il Muro. Dove ti nascondevi?
Devi pensare che la città era la metà di quella che è oggi, a Berlino ovest c’erano 1 milione e mezzo di abitanti, di là (Berlino est) ce n’erano un po’ di più.
C’era la deliquenza ma era concentrata in certi quartieri, tipo Potsdamer Strasse con prostituzione, bische e invece c’era molta droga che girava, come oggi del resto.
Il libro di Christiane F. ne fa una fotografia, le zone intorno a Bahnhof Zoo, Magedeburger Platz. Però per il resto potevi girare tranquillamente di notte e c’era tante gente in giro, una movida notturna incredibile.
Qui non c’era la Polizeistunde: in tutta la Germania dell’ovest i locali dovevano chiudere all’una mentre qui a Berlino non c’era limite di orario.
Mi ricordo anche del ristorante La Perla, uno dei primi ristoranti italiani aperti sulla K’damm che era aperto 24 ore su 24. E tanta e tanta musica in tanti club che non esistono più.
Isola felice nel senso che avevi sconti sui treni, chi studiava qui non doveva fare il servizio militare che invece era obbligatorio nel resto della Germania dell’ovest.
Con la caduta del muro tutto questo è finito. Anzi tutt’ora pagano la tassa di solidarietà per la ricostruzione dell’est. Perciò dopo l’euforia della riunificazione, sono iniziati tutti questi grossi problemi sociali.
Dopo la caduta del Muro?
Specialmente qui a Charlottenburg la situazione era diventata invivibile.
La caduta del Muro, beh…c’è chi dice che era prevista, c’è chi dice che è arrivata all’improvviso.
Io non ero consapevole di tutto ciò, facevo una vita abbastanza stravolgente: dormivo poco, avevo una bambina piccola, avevo divorziato, lavoravo molto.
La caduta del muro è stata una sorpresa ma anche no, perché il muro traballava, erano tutti lì che aspettavano che cadesse.
Berlinesi dell’est e berlinesi dell’ovest, noti delle differenze?
Io sono andata a Berlino est una volta o due nel 1972, non ho captato bene, era tutto molto in degrado, poi era inverno, c’era questa puzza di carbone, la puzza delle Trabant, il quartiere ebraico era ancora una maceria.
Di Alexanderplatz ho questo ricordo di questa piazza bianchissima, davanti alla Galeria Kaufhof c’erano due guardie armate, siamo entrati e c’erano i soliti scaffali mezzi vuoti.
Comunque siccome non conoscevo nessuno non ho mai avuto contatti con le gente dell’est.
Testimonianza bella e culturalmente interessante.