“A nome del governo della Repubblica Democratica Tedesca, do solennemente il nome di Stalinstadt alla prima città socialista della Repubblica Democratica Tedesca", dichiarò il leader della SED Walter Ulbricht il 7 maggio 1953.
La città in questione fu dapprima la cosiddetta città residenziale dell'acciaieria Eisenhüttenkombinat, poi fu chiamata Stalinstadt e nel 1961 fu ribattezzata Eisenhüttenstadt. Il segnale di partenza per questa prima "città pianificata socialista" fu dato da una risoluzione del 3° Congresso del Partito della SED.
Il 23 settembre 1950 iniziò la costruzione di una baraccopoli per gli operai, il precursore di Eisenhüttenstadt, nel Brandeburgo. Era la nascita di una città socialista ideale, strettamente legata alle acciaierie.
Eisenhüttenstadt, in quanto città pianificata, fu anche un ottimo esempio della competizione tra sistemi durante la Guerra Fredda, che si manifestò anche nell'architettura e nello sviluppo urbano. La sua architettura socialista è emersa anche come modello opposto al modernismo del dopoguerra in Occidente. Eisenhüttenstadt era un progetto politico con aspirazioni ideologiche: la città socialista doveva promuovere l'unità collettivista, l'individuo doveva essere subordinato.
La Stalinstadt, come fiore all'occhiello urbano del socialismo, fu architettonicamente orientata verso un modello di ruolo importante con un nome appropriato: Stalinallee (oggi Karl-Marx-Allee) a Berlino Est, costruita nello stesso periodo.
La struttura è divisa in Wohnkomplex (complessi residenziali) costruiti ognuno in fasi diverse della DDR e ne sono lo specchio.
Tra la fine della DDR e oggi, la città ha perso più della metà dei suoi abitanti. Nonostante ciò oggi, Eisenhüttenstadt è una città storica affascinante, che ha conservato il suo status come "il più grande monumento della Germania".